Stato di emergenza eventi sismici: Superbonus garantito


L’art. 119, co. 8-ter del decreto “Rilancio” trova applicazione agli interventi ammessi al Superbonus effettuati su edifici residenziali o unità immobiliari a destinazione abitativa per i quali sia stato accertato, mediante scheda AeDES o documento analogo, il nesso causale tra danno dell’immobile ed evento sismico, situati in uno dei Comuni delle Regioni interessate da eventi sismici per le quali è stato dichiarato lo stato di emergenza (Agenzia Entrate – risoluzione 15 febbraio 2022, n. 8).

Ai sensi dell’ art.119, co. 8-ter, D.L. n. 34/2020, conv. con modif. in L. n. 77/2020, per gli interventi effettuati nei comuni dei territori colpiti da eventi sismici verificatisi a far data dal 1° aprile 2009 dove sia stato dichiarato lo stato di emergenza, la detrazione per gli incentivi fiscali (c.d. Superbonus) spetta per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2025, nella misura del 110 per cento.


Al fine di individuare l’ambito applicativo della disposizione, il predetto comma 8-ter fa espresso riferimento ai commi 1-ter, 4-ter e 4-quater del medesimo art. 119 che disciplinano i rapporti tra il Superbonus e i contributi previsti per la riparazione e ricostruzione degli edifici danneggiati da eventi sismici.


Nello specifico, infatti, ai sensi del comma:


– 1-ter, nei Comuni dei territori colpiti da eventi sismici, il Superbonus per gli interventi di efficientamento energetico, spetta per l’importo eccedente il contributo previsto per la ricostruzione;


– 4-ter, in alternativa al contributo per la ricostruzione, i limiti delle spese


ammesse al Superbonus sostenute entro il 30 giugno 2022 sono aumentati del 50 per cento per gli interventi di ricostruzione riguardanti i fabbricati danneggiati dal sisma nei Comuni di cui agli elenchi allegati al D.L. n. 189/2016, conv., con modif., dalla L. n. 229/2016, e di cui al D.L. n. 39/2009, conv., con modif., dalla L. n. 77/2009, nonché nei Comuni interessati da tutti gli eventi sismici verificatisi dopo l’anno 2008 dove sia stato dichiarato lo stato di emergenza;


– 4-quater, nei Comuni dei territori colpiti da eventi sismici verificatisi dopo il 1° gennaio 2019 dove sia stato dichiarato lo stato di emergenza, il Superbonus per gli interventi antisismici di cui al co. 4 dell’art. 119 spetta per l’importo eccedente il contributo previsto per la ricostruzione.


Per effetto del richiamo operato dal co. 8-ter alle elencate disposizioni disciplinanti i rapporti tra il Superbonus e i contributi previsti per la riparazione e ricostruzione degli edifici danneggiati da eventi sismici, la disposizione si applica alle spese sostenute per gli interventi ammessi al Superbonus per i quali sia prevista anche l’erogazione di contributi per la riparazione o ricostruzione a seguito di eventi sismici.


Tali contributi sono esclusi nei casi in cui:


– il danno sia preesistente all’evento sismico in seguito al quale è stato dichiarato lo stato di emergenza, per cui non sussiste il nesso di causalità diretta;


– il livello del danno non sia tale da determinare l’inagibilità del fabbricato (scheda AeDES con esito di agibilità corrispondente ad A, D, F).


Si ricorda, ai fini della fruizione dei contributi per la ricostruzione, è necessario che sia stata accertata la sussistenza del nesso di causalità danno-evento, vale a dire la connessione tra l’evento sismico e il danno dell’immobile, e che sia attestato il livello del danno.


L’attestazione del livello di danno è resa tramite il rilascio della scheda AeDES o documento analogo, con esito di inagibilità B, C ed E, che certifichi la diretta consequenzialità del danno rispetto all’evento sismico, nonché la consistenza del danno tale da determinare l’inagibilità del fabbricato.


Pertanto, il co. 8-ter dell’art. 119, D.L. n. 34/2020 non si applica nel caso di interventi effettuati su edifici che seppure ubicati nei Comuni dei territori colpiti da eventi sismici non hanno, tuttavia, subìto danni derivanti da tali eventi.


Con riferimento, inoltre, alla condizione che sia stato dichiarato lo stato di emergenza, è sufficiente che sia stato dichiarato lo stato di emergenza a nulla rilevando l’eventuale mancata proroga dello stesso.


In altre parole, le disposizioni di cui al cit. comma 8-ter dell’art. 119 del decreto Rilancio si applicano agli interventi ammessi al Superbonus effettuati su edifici residenziali o unità immobiliari a destinazione abitativa per i quali sia stato accertato, mediante scheda AeDES o documento analogo, il nesso causale tra danno dell’immobile ed evento sismico, situati in uno dei Comuni di cui alle Regioni interessate da eventi sismici per le quali è stato dichiarato lo stato di emergenza.

Chiarimenti su trasmissione e compilazione del tracciato dei corrispettivi telematici


Numerosi dubbi sollevati dall’associazione di categoria circa le modalità di compilazione del tracciato di trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi giornalieri in relazione ad operazioni che frequentemente caratterizzano la vendita al dettaglio trovano soluzione nella Risposta di consulenza giuridica n. 3 del 14 febbraio 2022, elaborata dall’”Agenzia delle Entrate.

Operazioni escluse


Per le cessioni a titolo di sconto, premio o abbuono la non imponibilità sussiste a condizione che le medesime siano previste nelle pattuizioni originarie, ovvero che non abbiano ad oggetto beni ad aliquota più elevata rispetto a quella relativa ai beni oggetto della cessione principale. Conseguentemente, sono soggette al tributo le cessioni a titolo di sconto, premio o abbuono pattuite successivamente alla contrattazione originaria o che abbiano aliquota Iva più elevata rispetto ai beni della cessione principale.
Nel caso di cessione a titolo di sconto di beni soggetti ad aliquota più elevata, il codice (N1) non risulterebbe utilizzabile, a meno che non sia possibile evincere con certezza che il valore normale del bene rientri nella base imponibile e che, quindi, il relativo importo figuri nel computo dell’IVA.


Riguardo agli addebiti e accrediti di cauzioni per imballaggi a rendere, le somme non concorrono a formare la base imponibile Iva a condizione che siano indicate distintamente in fattura. Qualora, poi, entro il termine pattuito gli imballaggi non vengano restituiti, sull’ammontare dei medesimi è dovuta la relativa imposta.
Per le procedure di reso e annullo è necessario che le stesse forniscano gli elementi che servono a correlare la restituzione del bene o l’annullo dell’operazione ai documenti probanti l’acquisto originario, quindi, in particolare, il codice identificativo del documento attestante l’operazione originaria, qualora il cliente lo produca al momento del reso. Secondo l’Agenzia delle Entrate, il cliente ben potrebbe produrre altri elementi che possono confermare all’esercente l’avvenuto acquisto.
Riguardo all’importo incassato per il “vuoto a rendere”, escluso dalla base imponibile della cessione, può essere adottato il seguente procedimento: emissione di un documento commerciale con codice natura (N1) al momento dell’acquisto del bene e, a quello della resa del vuoto, emissione di un nuovo documento commerciale di reso con codice natura (N1) e causale (VR – “vuoto a rendere”).

Operazioni non soggette


Le somme riscosse dal gestore della struttura ricettiva a titolo di imposta di soggiorno e di contributo di soggiorno rientrano tra le somme escluse da IVA, in quanto rimborso di anticipazioni in nome e per conto dei clienti; pertanto devono essere rilevate utilizzando il codice natura (N1).


Il Contributo regionale e provinciale dovuto unitamente al corrispettivo per le prestazioni di manutenzione (controllo fumi) degli impianti di riscaldamento a caldaia rientra tra le somme fuori dal campo di applicazione dell’IVA per carenza del presupposto oggettivo. Il riaddebito della tariffa di ciascun segno identificativo (cd. “bollino”) da parte della ditta di manutenzione al responsabile dell’impianto, nell’ambito del servizio di controllo e di manutenzione dell’impianto termico dalla stessa reso, non concorre a formare la base imponibile di detto servizio, in quanto l’importo relativo al “bollino” non ha natura di corrispettivo, bensì è dovuto a titolo di ristoro dell’anticipazione fatta dalla ditta in nome e per conto del proprietario dell’impianto. Pertanto l’importo essere rilevato utilizzando il codice natura (N1).


Riguardo alle cessioni gratuite di beni non prodotti, né normalmente commercializzati dall’impresa, in generale non sono soggette ad IVA, se di valore non eccedente i 50 euro, ovvero, quando superiore, a fronte della non detraibilità dell’imposta sugli acquisti. Tale previsione, valida anche per i professionisti, comporta, nei documenti commerciali emessi in riferimento a tali prestazioni, l’utilizzo del codice natura (N2).


Riguardo ai voucher cd. “multiuso”, la circolazione degli stessi in un momento anteriore alla cessione del bene o alla prestazione di servizio cui danno diritto non è soggetta ad IVA; pertanto, nella predetta fase al cessione del voucher rientra tra le operazioni identificabili con il codice natura (N2).


La caparra confirmatoria (art. 1385 c.c.) anche se prevista da un’apposita clausola contrattuale, non costituisce il corrispettivo di una prestazione di servizi o di una cessione di beni, in quanto assolve ad una funzione risarcitoria; pertanto il relativo importo deve essere contraddistinto con il codice natura (N2).


Le cessioni di campioni gratuiti rientrano tra le operazioni non imponibili ai fini IVA, purché ricorrano congiuntamente le seguenti condizioni: deve trattarsi di campioni gratuiti; i beni devono essere appositamente contrassegnati; i campioni devono essere di modico valore. Tali cessioni sono contraddistinte con il codice natura (N2).


Le cessioni di valori bollati e postali, marche assicurative e similari sono escluse dal campo di applicazione dell’IVA a prescindere dalla natura pubblica o privata del soggetto cedente, purché si tratti di valori ancora utilizzabili venduti al valore facciale. Tali cessioni sono contraddistinte con il codice natura (N2).


Nell’ambito del regime speciale IVA “monofase”, qualora nelle fasi di distribuzione del prodotto l’operatore decida di emettere una fattura per certificare le cessioni, il corrispondente importo deve essere contraddistinto con il codice natura (N2).


In tema di corrispettivi e documento commerciale, le operazioni poste in essere da soggetti che adottano il regime cd. “forfetario” sono contraddistinte con il codice natura (N2).

Operazioni non imponibili


Ai fini Iva, le operazioni effettuate nei confronti di organismi internazionali (ONU, NATO, Unione europea, ecc.), in presenza di tutte le condizioni (reciprocità, ammontare delle operazioni superiore a 300 euro, ecc.), sono equiparate alle esportazioni ed ai servizi internazionali non imponibili; pertanto vanno identificate con il codice natura (N3) ed i relativi sottocodici in ipotesi di fattura elettronica via SdI.


Con riferimento alle cessioni di beni a soggetti domiciliati o residenti fuori dall’UE (cd. “tax free”), qualora vengano emessi sia la fattura, sia il documento commerciale corrispondente alla memorizzazione elettronica e trasmissione telematica del corrispettivo all’Agenzia delle Entrate, nel documento commerciale l’operazione deve essere contraddistinta con il codice natura (N3).

Operazioni esenti


Alcune cessioni di beni e prestazioni di servizi Covid-19 sono esenti da Iva, ma senza pregiudizio in capo al cedente del diritto alla detrazione dell’imposta. Tali operazioni possono essere contraddistinte con il codice natura (N4), relativo alle operazioni esenti, a condizione che ciò non alteri il risultato della trasmissione telematica dei corrispettivi e della dichiarazione IVA.

Beni in sospeso


Le operazioni riguardanti il trasferimento di buoni corrispettivo cd. “voucher monouso” rientrano tra quelle comprese nel campo “4.1.9 <BeniInSospeso>”, destinato ad accogliere tutte quelle ipotesi in cui il pagamento del bene avviene (di solito in parte) prima della sua consegna. In particolare:
– il campo va compilato laddove l’emittente del buono monouso sia il soggetto che cede il bene/presta il servizio;
– nell’ipotesi in cui il buono monouso venga emesso da un soggetto terzo e da questi ceduto all’acquirente, nel momento in cui l’acquirente riscatta il buono monouso presso un esercizio commerciale, l’esercente emette un documento commerciale riportando l’imponibile del corrispettivo non riscosso, per effetto del riscatto del buono monouso, nel campo 4.1.9<BeniInSospeso>. Successivamente l’esercente emette nei confronti dell’emittente una fattura per la riscossione del corrispettivo del bene ceduto/prestazione prestata, dal momento che: “la cessione di beni o la prestazione di servizi a cui il buono-corrispettivo monouso dà diritto, se effettuata da un soggetto diverso da quello che ha emesso detto buono-corrispettivo, è rilevante ai fini dell’imposta sul valore aggiunto e si considera resa nei confronti del soggetto che ha emesso il buono-corrispettivo”.

Fatture


Nel campo “4.1.11 <NonRiscossoFatture>” va indicato l’Ammontare totale dei corrispettivi non riscossi contenuti nei documenti commerciali emessi e collegati a fatture. In particolare:
a) vanno indicate tutte le operazioni (cessioni di beni e prestazioni di servizi) poste in essere per le quali l’intero corrispettivo sia non riscosso al momento dell’emissione del documento commerciale cui seguirà la fattura;
b) vanno indicate tutte le fatture, indipendentemente dal tempo di emissione e dunque sia quelle “immediate”, sia quelle differite;
c) tra le fatture rientrano anche quelle nei confronti di terzi (soggetti diversi da coloro che ricevono il documento commerciale) aventi ad oggetto i beni ceduti od i servizi resi indicati nel documento commerciale stesso;
d) in ipotesi di corrispettivi riscossi, in tutto o in parte, anche se legati a successive fatture, il campo non va valorizzato con il relativo quantum.

Totale da fatturare


Nel campo “4.1.12 <TotaleDaFattureRT>” va indicato l’Importo totale dei corrispettivi, al netto dell’IVA, contenuti nelle fatture emesse da RT. Tale campo deve essere valorizzato esclusivamente nell’ipotesi in cui l’RT, in grado di predisporre ed emettere anche fatture elettroniche, non fosse in grado di scorporare gli importi relativi alle fatture emesse dai corrispettivi giornalieri che vengono trasmessi all’Agenzia al momento della chiusura.

Omaggi


Nel campo “4.1.14 <NonRiscossoOmaggio>” va indicato l’Ammontare totale dei corrispettivi non riscossi per omaggi, da includere nell’ammontare imponibile totale da assoggettare ad IVA. L’importo deve essere al netto dell’IVA. In particolare:
a) vi sono ricomprese tutte le operazioni imponibili, non imponibili, esenti, escluse o non soggette, l’importante è che nella registrazione di tali operazioni sia correttamente indicato il codice natura corrispondente;
b) rientrano anche le prestazioni di servizi.
Per quanto riguarda le modalità da osservare nel caso di cessione gratuita di beni la cui produzione rientra nell’attività propria dell’impresa, resta ferma l’emissione di autofattura ovvero di annotazione su un apposito “registro degli omaggi”.
In ogni caso, al completamento dell’operazione (cessione del bene/prestazione del servizio), anche qualora non vi sia un esborso di denaro, al cessionario/committente deve essere necessariamente rilasciato un documento commerciale (con l’eventuale importo non riscosso) o una fattura.

Codice attività


Nel campo “4.1.15 <CodiceAttivita>” va inserito il codice attività (ATECO) a cui l’importo dell’operazione si riferisce.
Il campo è funzionale a permettere di ricostruire i ricavi di ciascuna attività e di procedere alla corretta liquidazione dell’IVA periodica. Quindi “può” essere utilizzato per rappresentare separatamente i corrispettivi riferibili a tutte le attività svolte, anche se gestite con un’unica contabilità ai fini IVA.

Pagamento elettronico


Rientra nel novero dei pagamenti cd “elettronici” anche il bonifico bancario. In caso di pagamento con bonifico bancario, il campo “4.2.3 <PagatoElettronico>” deve essere compilato indipendentemente dall’effettiva disponibilità delle somme (cd. “data disponibile”). Pertanto, laddove il bonifico copra l’intero prezzo dovuto per la cessione di beni/prestazione di servizi, i blocchi relativi al “non riscosso” non vanno compilati.

Sconto a pagare


Il Registratore Telematico o Server RT deve essere in grado di gestire l’eventuale informazione riferita allo sconto riconosciuto solo al momento del pagamento, ovvero il caso in cui l’esercente decide volontariamente di registrare il corrispettivo totale ma di far pagare al cliente una somma inferiore allo stesso. In tale caso, si ricorda che il corrispettivo (imponibile e IVA) da contabilizzare è sempre al lordo dello “sconto a pagare”. Cosa diversa, invece, è lo sconto sulle singole operazioni che può sempre essere gestito in fase di memorizzazione.
Il campo “4.2.4 <ScontoApagare>” è destinato all’indicazione dell’Importo dello sconto applicato in fase di pagamento. In questo campo va indicato anche l’importo dei pagamenti effettuati con buono multiuso. L’importo deve essere al lordo dell’IVA. Si tratta, dunque, di ipotesi nelle quali, ferma la base imponibile della cessione di beni/prestazione di servizi, il cedente/prestatore non incassa materialmente (nelle sue varie forme: contante, pagamento elettronico, ecc.) il denaro del corrispettivo da parte del cessionario/committente. Tanto precisato:
– nelle ipotesi di buoni multiuso, il momento impositivo IVA si verifica alla presentazione degli stessi quale pagamento del bene/servizio acquistato, risultando indifferente, sotto tale profilo, se l’emittente il buono sia lo stesso cedente/prestatore o un terzo. Il campo “ScontoApagare” deve essere valorizzato in entrambe le ipotesi;
– il ristoro del buono multiuso (i.e. la presentazione al terzo emittente da parte del cedente/prestatore per ricevere l’equivalente monetario), che normalmente avviene in ragione di precedenti accordi tra gli operatori economici – laddove si potrà tener conto dell’eventuale commissione per l’opera prestata – e la cui regolamentazione fiscale non può prescindere dagli stessi, sarà normalmente oggetto di documentazione secondo le regole proprie delle operazioni tra soggetti passivi d’imposta;
– il campo “4.2.5 <Ticket>” non va utilizzato per i buoni corrispettivo emessi da terzi (o meno);
– riguardo al “bonus vacanze”, al momento del pagamento, il fornitore del servizio deve indicare, nella fattura o nel documento commerciale, il prezzo di vendita comprensivo dello sconto e dell’imposta sul valore aggiunto applicata sull’intero ammontare, e l’importo dello sconto applicato. Nel caso di operatori turistici che utilizzano la procedura web “Documento Commerciale on line” per l’emissione del documento commerciale, è necessario indicare il codice fiscale del componente del nucleo familiare che fruisce del bonus nel campo “Descrizione prodotto/servizio” insieme alla descrizione del servizio, mentre la modalità di pagamento del corrispettivo e l’importo dello sconto praticato vanno indicati nel campo “Sconto a pagare”;
– A decorrere dal 1° gennaio 2018 è sospeso il conio da parte dell’Italia di monete metalliche in euro di valore unitario pari a un centesimo e a due centesimi di euro. Quando un importo in euro costituisce un autonomo importo monetario complessivo da pagare e il pagamento è effettuato integralmente in contanti, tale importo è arrotondato, a tutti gli effetti, per eccesso o per difetto, al multiplo di cinque centesimi più vicino. Detto arrotondamento, quindi, è obbligatorio e i registratori telematici devono essere attrezzati di conseguenza.

Guasto del Server-RT


In caso di mancato o irregolare funzionamento, per qualsiasi motivo, del Registratore Telematico, l’esercente richiede tempestivamente l’intervento di un tecnico abilitato e, fino a quando non ne sia ripristinato il corretto funzionamento ovvero si doti di altro Registratore Telematico regolarmente in servizio, provvede all’annotazione dei dati dei corrispettivi delle singole operazioni giornaliere su apposito registro da tenere anche in modalità informatica. La corretta tenuta del registro di emergenza consente, dunque, di far fronte al mancato/irregolare funzionamento dell’apparecchio nel rispetto degli obblighi di certificazione.
La stessa regola vale anche per le casse ed i Server RT che ne raccolgono i dati.
Fermo restando che la memoria dei singoli punti cassa ed il registro di emergenza, anche laddove tenuto in modalità informatica, sono due strumenti concettualmente diversi – e che non vi è necessità di ricorrere al secondo laddove l’operazione sia documentata con un mezzo diverso, alternativo alla memorizzazione elettronica ed invio telematico dei corrispettivi (i.e., tipicamente, la fattura) – l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che ai fini della massima semplificazione degli adempimenti – sempre però nel rispetto delle tenuta di un’ordinata contabilità, della richiesta di intervento di un tecnico abilitato per la riparazione dei guasti, del corretto versamento delle imposte, ecc. – in caso di guasto del Server RT, la memoria dei singoli punti cassa può essere utilizzata in luogo del registro di emergenza.
Resta facoltà dell’esercente di procedere alla trasmissione telematica dei dati memorizzati nei singoli punti cassa, utilizzando l’apposita “Procedura di emergenza > Dispositivo fuori servizio” disponibile nella sezione “Area Gestore ed Esercente” del sistema informatico dell’Agenzia delle Entrate.

Campione d’Italia: stabilita la misura della riduzione forfettaria


Con il provvedimento del 15 febbraio 2022, n. 48205, l’Agenzia delle entrate ha determinato la misura della riduzione forfettaria per il 2022.

Per il periodo di imposta 2021, la riduzione forfetaria del cambio da applicare, ai sensi dei commi 1 e 2 dell’articolo 188-bis del Testo unico delle imposte sui redditi, ai redditi, diversi da quelli di impresa, delle persone fisiche iscritte nei registri anagrafici del comune di Campione d’Italia, nonché ai redditi di lavoro autonomo di professionisti e con studi nel comune di Campione d’Italia, prodotti in franchi svizzeri nel territorio dello stesso comune, e/o in Svizzera, e ai redditi d’impresa realizzati dalle imprese individuali, dalle società di persone e da società ed enti di cui all’articolo 73, iscritti alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Como e aventi la sede sociale operativa, o un’unità locale, nel Comune di Campione d’Italia, prodotti in franchi svizzeri nel Comune di Campione d’Italia, è pari al 30 per cento.
Si rammenta che, il comma 632 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2013, n. 147, dispone che la riduzione forfetaria, definita nella misura del 30 per cento dai commi 1 e 2 dell’articolo 188-bis del TUIR, sia maggiorata o ridotta in misura pari allo scostamento percentuale medio annuale registrato tra le due valute, franco svizzero ed euro. Tale riduzione forfetaria non può, comunque, essere inferiore al 30 per cento.
Le medie annuali dei cambi del franco svizzero in euro, comunicati dalla Banca d’Italia, sono pari per il per il 2020 a 1,0705 e per il 2021 a 1,0811. La media annuale del cambio del franco svizzero in euro per il 2021 ha registrato un aumento dello 0,0106 rispetto alla media annuale del 2020, che corrisponde a uno scostamento percentuale medio annuale registrato tra le valute pari a +0,99 per cento. L’aumento del numero medio annuale di franchi svizzeri necessari per acquistare un euro, concretizzando una diminuzione del reddito in euro derivante dalla svalutazione del franco svizzero, comporterebbe una diminuzione percentuale della riduzione forfetaria. Tuttavia, occorre tenere in considerazione che, ai sensi del medesimo comma 632 dell’articolo 1 della legge di stabilità 2014, la predetta riduzione non può, comunque, essere inferiore al 30 per cento.


Regime patent box semplificato: disposizioni di attuazione


Il Fisco ha definito gli elementi informativi che devono essere contenuti nella documentazione idonea e le modalità di esercizio delle opzioni (AGENZIA DELLE ENTRATE – Provvedimento 15 febbraio 2022, n. 48243)

L’articolo 6 del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2021, n. 215, così come successivamente modificato dalla legge 28 dicembre 2021, n. 234, ha semplificato il regime patent box, di cui dall’articolo 1, commi da 37 a 45, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, trasformandolo in un regime di tipo “frontend”.
In particolare, la nuova disciplina agevolativa consente di maggiorare, ai fini delle Imposte dirette e dell’Imposta regionale sulle attività produttive, del 110% le spese sostenute nello svolgimento di attività di ricerca e sviluppo finalizzate al mantenimento, al potenziamento, alla tutela e all’accrescimento del valore dei software protetti da copyright, dei brevetti industriali e dei disegni e modelli giuridicamente tutelati. Rispetto alla precedente disciplina patent box, sono stati esclusi dal novero dei beni agevolabili i marchi di impresa e il knowhow.
Inoltre, il nuovo regime agevolativo consente di recuperare, nel periodo di imposta in cui un bene immateriale agevolabile ottiene un titolo di privativa industriale, le spese di ricerca e sviluppo, sostenute negli otto periodi di imposta precedenti, che hanno contribuito alla sua creazione, maggiorandoli del 110%.
Viene, altresì, prevista a favore dei contribuenti la possibilità di predisporre una documentazione idonea che permette di non essere assoggettati, al ricorrere di determinate condizioni, alla sanzione per infedele dichiarazione di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471.
Il citato articolo 6, infine, demanda a un provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate l’adozione delle disposizioni attuative, la regolamentazione della documentazione idonea, nonché le modalità di esercizio delle opzioni di adesione al nuovo regime patent box, esercitabili sia dai contribuenti che non hanno aderito al precedente regime, sia, con alcune limitazioni, da quelli che intendono transitare dal vecchio al nuovo regime.
Pertanto, con il provvedimento in oggetto viene data attuazione al citato articolo 6, disciplinando, al contempo, la struttura e i contenuti della documentazione idonea e le modalità di esercizio delle opzioni per il nuovo regime agevolativo.
Il presente provvedimento, inoltre, dispone che i contribuenti possono presentare istanza di interpello ai sensi dell’articolo 11, comma 1, letta. a), della legge 27 luglio 2000, n. 212, fermo restando la necessità di allegare all’istanza il parere tecnico rilasciato dall’autorità competente in ordine alla qualificazione delle attività svolte come di ricerca e sviluppo.


Attività oleoturistica: linee guida in G.U.


Pubblicato nella G.U. n. 37 del 14 febbraio 2022, il decreto 26 gennaio 2022 del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, recante le linee guida e gli indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività oleoturistica.

L’attività oleoturistica, di cui all’art. 1, co. 513 e 514, L. n. 160/2019 è considerata attività agricola connessa e ricomprende:
– le attività formative ed informative rivolte alle produzioni olivicole del territorio e alla conoscenza dell’olio, con particolare riguardo alle indicazioni geografiche (DOP, IGP), nel cui areale si svolge l’attività, quali, a titolo esemplificativo, le visite guidate agli oliveti di pertinenza dell’azienda, ai frantoi, le visite nei luoghi di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione dell’ulivo e alla produzione dell’olio, della storia e della pratica dell’attività olivicola e della conoscenza e cultura dell’olio in genere;
– le iniziative di carattere formativo e informativo, culturale e ricreativa svolta nell’ambito dei frantoi e degli oliveti, ivi compresa la raccolta dimostrativa delle olive;
– le attività di degustazione e commercializzazione delle produzioni olivicole aziendali, anche in abbinamento ad alimenti, escludendo la somministrazione di preparazioni gastronomiche, non potendo prefigurarsi l’erogazione di un servizio di ristorazione.


Alle aziende agricole che svolgono attività di degustazione, di fattoria didattica o di agriturismo e multifunzionalità se intraprendono anche l’attività oleoturistica, continueranno ad applicarsi altresì le disposizioni regionali nelle relative materie.


Fermi i requisiti generali, anche di carattere igienico-sanitario e di sicurezza, previsti dalla normativa vigente, si prevedono i seguenti requisiti e standard di servizio per gli operatori che svolgono attività oleoturistiche:
– apertura settimanale o stagionale per un minimo di tre giorni, all’interno dei quali possono essere ricompresi i giorni prefestivi e festivi;
– strumenti di prenotazione delle visite, preferibilmente informatici;
– cartello da affiggere all’ingresso dell’azienda che riporti i dati relativi all’accoglienza oleoturistica, ed almeno gli orari di apertura, la tipologia del servizio offerto e le lingue parlate;
– sito o pagina web aziendale;
– indicazione dei parcheggi in azienda o nelle vicinanze;
– materiale informativo sull’azienda e sui suoi prodotti stampato in almeno due lingue compreso l’italiano;
– esposizione e distribuzione del materiale informativo sulla zona di produzione, sulle produzioni tipiche e locali con particolare riferimento alle produzioni con denominazione di origine sia, in ambito oleicolo che agroalimentare, sulle attrazioni turistiche, artistiche, architettoniche e paesaggistiche del territorio in cui è svolta l’attività oleoturistica;
– ambienti dedicati e adeguatamente attrezzati per l’accoglienza e per la tipologia di attività in concreto svolta dall’operatore oleoturistico;
– personale addetto competente e dotato di un’adeguata formazione, con particolare riguardo alle caratteristiche del territorio, che sia ricompreso tra il titolare dell’azienda o i familiari coadiuvanti, i dipendenti dell’azienda ed i collaboratori esterni;
– l’attività di degustazione dell’olio all’interno dei frantoi o dei locali dedicati, deve essere effettuata con contenitori e strumenti idonei a non alterare le proprietà organolettiche del prodotto;
– svolgimento delle attività di degustazione e commercializzazione da parte di personale dotato di adeguate competenze e formazione, ivi compresi il titolare dell’azienda, i familiari coadiuvanti, i dipendenti ed i collaboratori esterni.


L’abbinamento ai prodotti olivicoli aziendali finalizzato alla degustazione deve avvenire con alimenti da intendersi quali prodotti agro-alimentari preparati dall’azienda stessa, anche manipolati o trasformati, pronti per il consumo, escludendo la somministrazione di preparazioni gastronomiche, nel rispetto delle discipline e delle condizioni e dei requisiti igienico sanitari previsti dalla normativa vigente, e prevalentemente legati alle produzioni locali e tipiche della regione in cui è svolta l’attività oleoturistica: DOP, IGP, STG, prodotti di montagna, prodotti che rientrano nei sistemi di certificazione regionali riconosciuti dalla UE, prodotti agroalimentari tradizionali presenti nell’elenco nazionale pubblicato ed aggiornato annualmente dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, della regione in cui è svolta l’attività oleoturistica.